Leno come i grandi monasteri europei

“Il monastero di San Benedetto di Leno si rivela di straordinaria importanza per la comprensione dello sviluppo del monachesimo in epoca altomedioevale, quando Leno era uno dei siti più importanti a livello europeo.” Ha affermato il docente dell’Università di Verona Fabio Saggioro, da quattro anni impegnato a studiare le vicende dell’abbazia lenese.

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L’occasione è stata l’incontro con la stampa che si è svolto Giovedì 15 Giugno, che ha segnato un passo importante verso la chiusura di un percorso avviato nel 2014, quando la Fondazione Dominato Leonense, in collaborazione con l’Università degli Studi di Verona e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia, con un contributo di Regione Lombardia ed il sostegno di Cassa Padana Bcc, ha avviato le indagini nel settore nord del monastero longobardo di San Benedetto di Leno.

Negli anni precedenti, a partire già dal 2002, l’area degli edifici monastici era stata oggetto di numerose ricerche, che avevano portato a delineare le strutture medievali un tempo facenti parte del grande complesso religioso. L’obiettivo che l’Università di Verona si è posta è stato quello di capire le potenzialità archeologiche dell’area, che rappresentava ancora un enigma.

Fin dall’inizio è stato possibile constatare la grandissima estensione di questo sito, fatto che non ha di certo stupito gli studiosi che ben sapevano che l’abbazia di Leno fu uno dei grandi monasteri europei del Medioevo, paragonabile a Montecassino o Saint Denis.

La conferenza è stata coordinata da Franco Aliprandi, segretario generale della Fondazione Dominato Leonense; i saluti sono stati portati dal presidente, il dott. Vittorio Biemmi, e dal sindaco di Leno la sig.ra Cristina Tedaldi.

Leno, scavo archeologico 2017 - Copia

“Si tratta di un’iniziativa che ha radici profonde – spiega il presidente della Fondazione Dominato Leonense, Vittorio Biemmi – avviata da Cassa Padana già alla fine degli anni ’90 e portata avanti negli anni successivi dalla Fondazione Dominato Leonense. In questa occasione non possiamo non ricordare l’impegno e la passione che l’allora direttore Luigi Pettinati profuse in questo progetto”.

Dopo l’ampia presentazione, fatta dal prof. Angelo Baronio, coordinatore scientifico della Fondazione Dominato Leonense, dell’attività quasi ventennale svolta dalla Fondazione e la presentazione della proposta che egli ha formulato alla Soprintendenza di Brescia per l’istituzione di un Centro unico di servizio storico archeologico al territorio della Langobardia fertilis, ovvero della Lombardia orientale, la parola è passata agli archeologici, che hanno esposto gli interessanti risultati emersi dalle indagini avviate nel 2014.

“L’area della pianura bresciana in cui il complesso monastico di Leno venne ad inserirsi fu insediato e sfruttato già in età romana” – spiega il prof. Fabio Saggioro, docente dell’Università di Verona e direttore dello scavo – “le campagne di ricognizioni di superficie, condotte dalla dott.ssa Maria Bosco, hanno mostrato una certa vitalità, nonché una presenza articolata del popolamento in età altomedievale. Un dato interessante che testimonia la centralità del territorio di Leno.
Dagli scavi archeologici condotti, il ritrovamento di edifici, palificate lignee, riporti e scarichi rivelati dalla successione degli interventi nelle aree spondali raccontano che tra il IX e l’XI/XII vi fu una costate attività di delineazione degli spazi e di organizzazione del complesso. In queste fasi la vita del complesso monastico rimase molto attiva, anche in rapporto con il vicino villaggio di Leno.
L’area occupata dalle strutture altomedievali risulta molto estesa e articolata. Si può ipotizzare sulla base delle ricerche effettuate, come il settore più settentrionale rappresenti un’area produttiva-funzionale rispetto a quella centrale di Villa Badia, dove si raccolgono le testimonianze più significative delle chiese e degli spazi di culto.
Numerosi dati sono stati raccolti sulle caratteristiche dell’ambiente circostante all’abbazia: boschi di querce dovevano estendersi nella bassa pianura, sfruttati per l’allevamento dei maiali, ma anche per la costruzione delle strutture residenziali o produttive del monastero. Si coltivavano nei terreni di proprietà di Leno vari cereali, tra cui la segale, il sorgo e ovviamente il frumento.
Si tratta di un insieme di dati molto importanti per i secoli che dall’altomedioevo giungono sino al XIII secolo, non solo legati alla ricostruzione topografica del sito, ma anche utili a ricostruire il paesaggio circostante – profondamente mutato – dell’economia e della società dell’epoca.”

Leno, scavo archeologico 2017 -2 - Copia

Ha chiuso la giornata il dott. Andrea Breda, funzionario presso la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia, in rappresentanza del Soprintendente Giuseppe Stolfi: “La caratteristica e il segno distintivo di questo grande lavoro è la continuità che si è manifestata nel comportamento di Cassa Padana e di Fondazione Dominato Leonense, che nell’ultimo anno hanno dovuto anche affrontare la tragica scomparsa del direttore Luigi Pettinati.
Una continuità confermata dalla Soprintendenza e dalla Regione Lombardia, che ha mantenuto il suo vivo interesse e il sostegno economico dando così un ulteriore conferma della bontà di questo progetto.
Continuità non significa solamente stabilizzazione di un assetto rodato, ma un continuo sforzo verso il meglio. Questo si è verificato attraverso due azioni: la costante verifica, eseguita da ogni responsabile di progetto, della bontà e praticabilità degli obiettivi e della fattibilità di ciò che ci eravamo proposti di fare nell’ambito di una flessibilità strategica. Secondo, una progressiva integrazione nel progetto di nuove persone e soggetti istituzionali con differenti competenze professionali che, con l’apporto di nuove idee, mantengono sempre vivo la natura sperimentale di questo lavoro che definisco una grande officina.
Concludendo, posso di certo affermare che la proposta, lanciata dal prof. Angelo Baronio durante il suo intervento della nascita in Villa Badia a Leno di un Centro unico di servizio storico-archeologico per il territorio della Langobardia Fertilis, sarà sicuramente presa in positiva considerazione da questa Soprintendenza”.

Il progetto quadriennale di indagine si concluderà venerdì 30 giugno e la presentazione al pubblico dello è fissata per Domenica 9 Luglio, alle 18.00 in Villa Badia a Leno, inserita nel ricco programma della XV edizione della Fiera di San Benedetto.

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