Don Luisito Bianchi: l’umiltà e la saggezza

Tra i tanti protagonisti della 4a Fiera di S. Benedetto, conclusasi a Leno alcuni giorni fa, spicca sicuramente la figura di Don Luisito Bianchi che, già ospite della Fiera nel 2004, quest’anno non è tra noi per motivi di salute; ma se non è qui fisicamente, lo è certamente con il suo forte spirito.

Il regista Angelo Bonfadini ha infatti realizzato un breve filmato, nato da un incontro con Don Luisito e dalla piacevole intervista effettuata per l’occasione; egli introduce Don Luisito dicendo che si tratta di una sorta di documentario che riassume quanto detto durante l’intervista, nella quale ha volutamente lasciato che il protagonista, il piccolo-grande “prete-operaio”, parlasse senza essere interrotto, perché senza dubbio ha tanto ascoltato ed è questa finalmente l’occasione per lasciarlo parlare a ruota libera.

E così Don Luisito, sullo sfondo dei luoghi a lui cari, inizia a parlare della sua giovinezza, della sua scoperta vocazionale, della scelta del celibato, delle tante altre forti scelte della sua vita. Diventato sacerdote nel 1950, fin dalla prima messa, Luisito non vuole doni, ma offerte per i poveri ed andrà così delineandosi sempre più la sua idea della “gratuità”, l’elemento che lo lega alla figura di S. Paolo e che egli cercherà sempre di realizzare in ogni gesto della sua esistenza. Così deve essere anche per il Clero, che deve rifiutare il denaro, sull’esempio di Cristo.

Fondamentale la sua attività di operaio in una fabbrica di Spinetta Marengo, svolta dal 1968 al 1971, esperienza che egli riteneva fondamentale e che tale si rivelò, per l’esigenza di onestà e di ascolto degli altri; il lavoro in fabbrica gli consentì infatti di arricchirsi di umanità attraverso il contatto con gli altri operai ed il loro difficile vivere quotidiano. Sempre in questa direzione si colloca la successiva esperienza in un ospedale, dove si trovò a pulire, accudire ed ascoltare gli ammalati, il cui sacrificio era offerto gratuitamente a Dio, così come il suo stesso lavoro di assistenza.

Don Luisito si emoziona poi particolarmente quando parla del suo amore per la lettura (vedi l’interesse profondo per il Leopardi e le sue opere) e conseguentemente della scrittura, che diventa per lui un mezzo per fare chiarezza alle sue stesse domande e per comunicare con gli altri.

Numerosi i suoi importanti scritti; ricordiamo “Come un atomo sulla bilancia”, dove narra dei doni ricevuti durante il lavoro in fabbrica, “Dialogo sulla gratuità”, in cui dà sfogo al bisogno di trasmettere i suoi tormenti interiori, fino ad arrivare a “La messa dell’uomo disarmato”, grande opera elogio dell’esperienza umana, ambientata durante la Resistenza e nella quale emerge il suo legame con la terra, l’amore vero e proprio per le sue origini contadine.

Incisivo e molto toccante questo breve filmato, che ci trasmette con chiarezza ed efficacia i caratteri di Don Luisito, umile persona di grande saggezza ed intelligenza, che finalmente “può parlare, dopo aver tanto ascoltato”.

Al termine il regista sostiene che “…di persone come Don Luisito ce ne vorrebbero molte….”

Già, sono convinta che abbia ragione.

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